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Un cioccolato dal gusto amaro

L’episodio Bitter Chocolate della serie Netflix Rotten

Pubblicato da Julia
il 05.01.2022

Una delle principali missioni di CriolloQuetzal è quella di eludere integralmente le filiere industriali del mercato del cioccolato. Questa idea è il cuore pulsante del nostro progetto: noi collaboriamo esclusivamente con cioccolatieri Bean-to-bar et Tree-to-bar. Costoro controllano l'intera catena di produzione del cioccolato, dalla fava (Bean) o dall’albero (Tree) fino alla tavoletta di cioccolato (Bar), direttamente nei paesi produttori di cacao. È l’unico modo per garantire un cioccolato di grande qualità il cui valore aggiunto complessivo vada a beneficio delle popolazioni locali.

Perché?

Tutto ha avuto inizio quando Thierry, il nostro fondatore, qualche anno fa ha visitato alcune piantagioni di cacao in Colombia. Era la prima volta che sentiva parlare di Bean-to-bar et Tree-to-bar e tale concetto ha stimolato la sua curiosità. Questa scoperta, e le ricerche che ne sono seguite, gli hanno aperto gli occhi sulle problematiche del mercato del cacao e del cioccolato nel mondo. È così che il progetto CriolloQuetzal è nato.

L’episodio Bitter Chocolate della serie documentario Rotten (Netflix) spiega e analizza alla perfezione queste problematiche, svelando la situazione della Costa d’Avorio, che è il più grande produttore di cacao. Vi do alcune cifre che risultano impressionanti: il 40% del cacao consumato nel mondo proviene dalla Costa d’Avorio. Tale produzione, però, rappresenta solo il 15% del PIL di questo paese, che è basso se si considera che due terzi della sua popolazione lavora, direttamente o indirettamente, per questo mercato! Ogni anno in Costa d’Avorio vengono prodotte più di 2 milioni di tonnellate di cacao.

In un episodio di 55 minuti ricco di informazioni, una più sbalorditiva dell'altra, veniamo guidati alla comprensione dell'enorme divario tra il tenore di vita delle persone a capo delle imprese che controllano il mercato del cacao e quello di coloro che ne sono alla fonte, cioè i lavoratori agricoli.

In Costa d’Avorio, un agricoltore guadagna meno di un dollaro al giorno mentre, globalmente, l’industria del cacao genera più di 100 miliardi di dollari l’anno.  Tra il momento in cui il cacao viene raccolto ed il momento in cui viene confezionata la tavoletta di cioccolato, il prodotto grezzo fa un lunghissimo viaggio, passando per le mani di numerosi attori di questo mercato, che si arricchiscono tutti un po’ più di quello che li ha preceduti, di cui, i principali sono dei giganteschi gruppi internazionali che hanno sede in Europa o negli Stati Uniti.

Gli uomini e le donne che producono la materia prima si trovano intrappolati in un sistema da cui è impossibile uscire. In mancanza di soluzioni alternative, alcuni sono obbligati, tra l’altro, a distruggere intere riserve naturali all’unico scopo di produrre ancor più cacao. A partire dal 1990, la Costa d’Avorio ha perduto l’85% delle proprie foreste, un vero e proprio disastro ambientale. Ma come ci fa giustamente notare Antonie Fountain, uno tra gli esperti intervistati in Bitter Chocolate, «Quando un agricoltore impoverito si trova a dover scegliere tra il preservare la foresta tropicale e sfamare i propri figli, non esiste alcuna possibilità di scelta».

Scandali inerenti il nuovo schiavismo e lo sfruttamento del lavoro minorile, esplodono regolarmente. Nonostante lo sdegno della Comunità Internazionale, poco sembra cambiare e, col tempo, lo sdegno scompare e tutto viene dimenticato… Le priorità degli organi regolatori e dei governi sono chiari: il cacao deve circolare ad ogni costo (letteralmente). Regolamentare e controllare le condizioni di lavoro a livello nazionale, ovvero mondiale, sarebbe ben più costoso e molto meno remunerativo.

A tutto ciò vanno aggiunte la violenza, la corruzione, le condizioni di lavoro durissime e il fatto che tutti coloro che fanno parte di questa catena di approvvigionamento più che precaria, vedono il prezzo del cacao fluttuare costantemente in borsa, ovviamente a loro spese: se domani il cacao perdesse il 50% del suo valore, il prezzo delle tavolette di cioccolato industriale non cambierebbe di un centesimo. Il grande fabbricante di cioccolato guadagnerebbe semplicemente ancor di più poiché il prezzo della materia prima sarebbe crollato. Al contrario, gli agricoltori del Ghana, della Colombia o dell’India, guadagnerebbero il 50% in meno. Un’ingiustizia pura e semplice, che non può essere definita altrimenti.

Concludo citando Henk Jan Beltman della Tony’s Chocolonely, una marca di cioccolato con sede nei Paesi Bassi la cui missione è la produzione di un cioccolato esente al 100% da qualsiasi forma di schiavismo. Beltman sostiene, durante i primissimi minuti di Bitter Chocolate, che il cioccolato è il miglior alimento che esista, e che è nostro dovere conoscerne la provenienza. «Una volta conosciuto ciò che avviene all’inizio della catena di produzione, risulta impossibile continuare ad apprezzarlo».

Ha ragione. La sua affermazione è spiegata e dettagliatamente mostrata, per tutta la durata del documentario, e qualora non fossimo stati sufficientemente chiari, ve ne consigliamo vivamente la visione!  Tutti possono apprendervi molto, ed io spero che vedere tale documentario possa influenzare più di una persona a cambiare le proprie abitudini di consumo di questo prodotto.

Infine, voglio comunque rassicurarvi: non tutto è negativo. Bitter Chocolate ci presenta anche alcuni protagonisti che sono ben coscienti delle ingiustizie che regnano all’interno del mercato del cacao e che si sforzano di porvi rimedio cercando valide alternative. Ve ne elenco alcuni qui di seguito.

Vi auguro una buona visione in compagnia di una deliziosa tavoletta di cioccolato che avrete trovato nella nostra boutique e tramite la quale parteciperete attivamente a far cambiare le cose!

episodio Bitter Chocolate serie Netflix Rotten

VOICENETWORK Una ONG che si adopera per una riforma del settore del cacao. Antonie Fountain, che ho citato in questo articolo, ne è il direttore generale.

ORLARYAN Órla Ryan è una giornalista di origini irlandesi. È uno degli esperti intervistati in Bitter Chocolate ed ha scritto Chocolate Nations un libro che descrive gli orrori del settore del cacao.

TONYSCHOCOLONELY Il sito web di Tony’s Chocolonely. Nelle loro News pubblicano regolarmente articoli e notizie, nonché informazioni sul loro progetto e sui rischi ed imprevisti del settore del cacao nel mondo.

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